La lingua usata nel quarto Vangelo

La lingua usata nel Vangelo di Giovanni è il greco parlato nei secoli I e II d.C.. L'impostazione del pensiero però è semitica tanto che non è possibile appurare se la stesura originale fu in lingua semitica e solo successivamente tradotto in greco, o se fu scritto direttamente in greco.

La struttura del testo

L'autore del quarto Vangelo scrive supponendo gią note le narrazioni sinottiche della vita di Gesù. Nei sinottici le parole di Gesù sono espresse in sentenze brevi, facili da tenere a memoria e da trasmettere oralmente. In Giovanni, al contrario, viene presentato sempre un gesto solenne di Gesù seguito da un grande discorso. La maggior parte dei capitoli di Giovanni è sconosciuta a Matteo, Marco e Luca. Giovanni esprime il discorso di Gesù attraverso episodi particolarmente significativi, che egli chiama "segni", che per lui rivelano la "gloria" di Gesù, cioè la Sua personalitą divina. Giovanni riporta sette segni, che formano la struttura del libro e presenta ogni "segno" nel contesto di una festa giudaica. Essi così acquistano un rilievo particolare: Gesù inaugura la Nuova Alleanza portando a compimento ciò che l'Antica annunziava.

Lo stile del testo

I racconti riportati nel Vangelo di Giovanni non sono in ordine cronologico poichè il suo intento è di realizzare lo svolgimento dottrinale dei concetti soltanto accennati nei Vangeli precedenti. Egli pone l'attenzione sul significato teologico da attribuire ai fatti, più che ai fatti stessi. Per questa ragione riduce i fatti all'essenza, tralasciando particolari che a noi potrebbero sembrare importanti o se non altro interessanti, e riportando particolari apparentemente insignificanti.

L'interesse di Giovanni è di mostrare sì l'umanitą di Gesù, ma anche di come il divino si sia calato nella realtą umana, parlare dell'Incarnazione di Dio. Ogni vicenda storica e terrena acquista in Giovanni un significato teologico, divino; e in questo traspare la mentalitą giudaica. Ogni attivitą pratica, ogni evento reale operato da Gesù acquista il significato di "segno divino".

Il libro si caratterizza come "testimonianza": l'autore vuole riferire fatti veri e vuole attestarne il senso profondo. Essere testimone significa aver visto l'avvenimento ed averlo compreso. E la sua testimonianza è che Gesù è la Via, la Veritą e la Vita.