CAPITOLI 18 e 19 : DAVANTI A PILATO

Quando Giovanni racconta il processo di Gesù davanti a Pilato dispone la scena in questo modo: i Giudei non entrano nel pretorio, nel luogo dove Pilato esercita la sua autorità giudiziaria, perchè ufficialmente non vogliono partecipare alla condanna di Gesù; in realtà sono loro che hanno deciso di consegnare Gesù a Pilato.

Vogliono apparire come estranei alla sua morte ma in realtà ne sono i responsabili. Così l'interrogatorio a Gesù è un continuo andirivieni di Pilato che deve entrare per interrogare Gesù e uscire per parlare con i Giudei. Questo andirivieni si ripete per sette volte: Pilato interroga Gesù, poi esce e dice agli Ebrei ciò che pensa di Gesù. Questa situazione potrebbe sembrare una mediazione simbolica che Pilato svolge tra i Giudei e Gesù, ma in realtà è una mediazione inefficace poichè c'è incomprensione tra Gesù e Pilato, tra Pilato e gli Ebrei, tra gli Ebrei e Gesù.

La situazione permette di dividere in scene successive l'episodio. Le scene sono rappresentate come nella tragedia del teatro greco, dove i personaggi rappresentano la disposizione d'animo interiore.

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_______ SCENA 1 _______

GV 18,29-32 "Pilato, dunque, uscì fuori verso di loro e domandò: "Quale accusa portate contro quest'uomo ?"Gli risposero: "Se non era un malfattore, non te lo avremmo condotto." Pilato replicò: "Portatelo via e giudicatelo secondo la vostra legge". Ma i Giudei ribatterono: "A noi non è possibile mandare a morte nessuno." In tal modo si adempiva quello che Gesù aveva detto, quando fece capire come sarebbe morto"

Qui Giovanni vuol porre le premesse per far capire che ciò che sta per accadere non è nè una morte voluta dai Giudei nè voluta da Pilato: entrambi credono di decidere, ma in realtà nessuno di loro decide la sorte di Gesù. La morte di Gesù non deriva nè dalla volontà dei Giudei nè dalla decisione di Pilato, ma dal suo libero donare la vita e obbedire alla volontà del Padre.

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_______ SCENA 2 _______

GV 18,33-35 "Allora Pilato rientrò nel pretorio e, chiamato Gesù, gli domandò: "Sei tu il re dei Giudei ?"Gesù rispose: "Dici questo da te o altri te l'hanno detto di me ?"Disse Pilato: "Sono forse Giudeo ? Il tuo popolo e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me: che hai fatto ?".

La risposta di Gesù è un rimprovero a Pilato: con quale autorità vuol giudicare se è o no il re dei Giudei ? Dovrebbero essere i Giudei a muovere una tale accusa. Lui non hai autorità ! E Pilato lo riconosce.

GV 18,36-38 "Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero combattuto affinchè non fossi dato nelle mani dei Giudei. Dunque il mio regno non è di quaggiù." Gli disse allora Pilato: "Perciò tu sei re ?"Gesù rispose: "Tu l'hai detto, io sono re. Io sono nato per questo e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Gli domandò Pilato: "Che cos'è la verità ?"

Pilato si trova di fronte ad un caso processuale per il quale non ha competenza per risolverlo. Innanzitutto il problema riguarda la legge giudaica, che lui non condivide poichè dice "la tua gente ti ha consegnato", e poi perchè Gesù stesso aggrava la situazione dicendo che lui non è competente, non solo perchè il problema riguarda i Giudei, ma anche perchè il suo regno non è di questo mondo, non ci sono interessi terreni da risolvere. Il suo regno riguarda la verità. E Pilato molto onestamente risponde "Che cos'è la verità?" intendendo con questo dire "Io non posso processarti sulla verità". Pilato poteva essere uno scettico come lo erano molti romani all'epoca, ma è la risposta che un procuratore romano deve dare, perchè la verità non è materia di processo. Pilato manifesta la sua incompetenza.

Queste due scene allora servono a dimostrare che Gesù è accusato dai Giudei che non vogliono ufficialmente partecipare al giudizio e che, con la scusa della Pasqua, delegano Pilato; Gesù dimostra che Pilato è incompetente in materia, perchè l'accusa è una questione che riguarda il Giudaismo, che riguarda un regno che non è di questo mondo, che riguarda il problema della verità. Pilato riconosce la sua incompetenza e rifiuta questa delega.

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_______ SCENA 3 _______

GV 18,38 "E, detto questo, uscì di nuovo davanti ai Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui nessuna colpa"

L'autorità romana rappresentata da Pilato ha visto bene: di fronte al caso di Gesù non può pronunciarsi. Gesù non è giudicabile. Allora ricorre all'espediente che viene dalla tradizione:

GV 18,39-40 "Ma siccome è vostro uso che vi liberi un condannato per la Pasqua, volete che vi liberi il re dei Giudei ? "Allora ripresero a gridare: "Non lui, ma Barabba ! "Barabba era un assassino."

Pilato non può più liberare Gesù.

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_______ SCENA 4 _______

Questa è la scena centrale.

GV 19,1-3 "Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare. Intanto i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, lo rivestirono d'un manto di porpora, e andandogli davanti, dicevano: "Salve, o re dei Giudei ! ", e gli davano schiaffi."

La scena degli oltraggi è una scena molto semplice, ridotta al minimo, dove non vengono riportate tutte le volgarità scritte nei sinottici. Per esempio, manto di porpora che nei sinottici significa "veste di scherno", qui non è un vestito di spregio. Si dice che gli davano schiaffi, il che è un'offesa, ma non c'è scritto che "gli sputavano addosso" come in Matteo. L'incoronazione di spine è una beffa ma nel concetto giovanneo dell'ironia o del doppio senso o del contrario significa che i soldati credono di scherzare ma in realtà Gesù è veramente Re. Loro lo vestono da re per burla, ma Giovanni sfrutta la scena per dire che i soldati compiono una scena che per loro è di derisione ma che in realtà è un'epifania, una rivelazione. Scherzando dicono "Salve, re dei Giudei" senza sapere che Gesù lo è veramente ! è la storia di Gesù che viene incoronato Re per burla dai soldati, che non sanno che è un vero Re.

Le scene che seguono confermano questa idea.

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_______ SCENA 5 _______

GV 19,4 "Pilato, uscito di nuovo fuori, disse loro: "Ecco, ve lo conduco fuori, affinchè sappiate che io non trovo in lui nessuna colpa"

è la dichiarazione dell'innocenza di Gesù.

GV 19,5-7 "Gesù uscì portando la corona di spine e il manto di porpora. Pilato disse loro: "Ecco l'uomo ! "Ma, visto che l'ebbero, i gran Sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo ! Crocifiggilo ! "Disse loro Pilato: "Prendetelo e crocifiggetelo voi, perchè io non trovo in lui nessuna colpa". Gli replicarono i Giudei: "Noi abbiamo una legge secondo la quale deve morire, perchè si è fatto Figlio di Dio".

Il punto fondamentale della scena è che Gesù viene condotto fuori con la corona di spine e il mantello di porpora (e vi è insistenza sulla solennità di questo mantello), e viene presentato da Pilato con Ecco l'uomo ! , che significa: "Ecco il vero uomo".

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_______ SCENA 6 _______

Continua la disputa sull'autorità del processo e si ribadisce che nessuno si prende la responsabilità della morte.

GV 19,8-9 "All'udire queste parole Pilato s'impaurì più che mai, e, rientrato nel pretorio, domandò a Gesù: "Di dove sei ? "Ma Gesù non gli dette risposta"

Il desiderio di Pilato di volere il consenso dei Giudei per liberare Gesù, rivela che lui vuole evitare qualsiasi inconveniente che possa dar pretesto a tumulti durante la Pasqua. Ora invece, con il cambio d'accusa da parte dei Giudei, si rende conto che non può più evitare lo scontro diretto. L'accusa di farsi "Figlio di Dio" probabilmente suscitava in Pilato il timore di trovarsi di fronte un teìos anèr (qeios anhr), cioè un uomo con poteri occulti. Perciò egli chiede a Gesù "Di dove sei ?" che significa "Chi sei ? Che poteri hai ?"

Questa espressione potrebbe anche sottintende la richiesta di Pilato di sapere se Gesù è di questo mondo o se è da Dio. è interessante il fatto che Gesù non dia risposta: perchè con la domanda si tocca il mistero della sua Persona, mistero che Egli non può rivelare a Pilato che non è preparato ad accoglierlo. Pilato non sa che cos'è la verità. E se i Giudei e Nicodemo non avevano capito in che senso Gesù veniva dall'alto, come poteva capirlo un pagano ? Al massimo lo avrebbe scambiato per un uomo con poteri occulti. In tal caso si sarebbe fatta di Gesù un'idea doppiamente errata. Perciò Egli tace.

In Isaia 53,6-7 si legge: "Noi tutti eravamo come pecore smarrite, ognuno seguiva la sua strada. Ma il Signore ha fatto pesare su di lui le colpe di tutti noi. Egli si è lasciato maltrattare, senza opporsi e senza aprir bocca, docile come un agnello condotto al macello".

GV 19,10 "Gli disse dunque Pilato: "Non mi parli ? Non sai che ho potere di rimetterti in libertà e potere di crocifiggerti ?"

Il "potere" cui allude Pilato non è tanto "l'autorità", quanto la possibilità di usare liberamente un potere. Infatti giuridicamente Pilato ha solo l'autorità di pronunciare una giusta sentenza. Arbitrariamente, abusando della sua libertà, può o no applicare la sentenza. Di fatto la sentenza su Gesù lui l'ha già pronunciata ! E per ben tre volte !

Infatti Pilato dice:

GV 18,38 19,4 19,6 "Io non trovo in lui nessuna colpa"

Ma Pilato, quale responsabile davanti all'imperatore, per ragioni di ordine pubblico si comporterà diversamente. Per questo Gesù, sapendo già l'epilogo, dice:

GV 19,11 Rispose Gesù: "Tu non avresti su di me nessun potere, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani è più colpevole di te".

Certo Gesù con "dall'alto" intende "da Dio", intente dire che non è Pilato a condannarLo, ma che quello che accade "è voluto da Dio". Ma poteva Pilato capire qualcosa di più che "dall'imperatore" ? Probabilmente no.

Ad ogni modo mentre Pilato ha poteri amplissimi conferitogli da Cesare, dall'imperatore, i Giudei no; anzi la loro Legge vieta di accusare falsamente, di odiare il prossimo e di mandarlo a morte. Perciò sono essi i veri colpevoli.

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_______ SCENA 7 _______

GV 19,12-14 "Pilato allora cercò in tutti i modi di mettere Gesù in libertà. Ma i Giudei gridavano: "Se liberi costui non sei amico di Cesare. Chi si proclama re, è nemico di Cesare." Pilato, udite queste parole, condusse fuori Gesù e sedette in tribunale nel luogo detto Lastricato, in ebraico Gabbata. Era la vigilia della pasqua, circa l'ora sesta. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re ! "

Solennità della scena: prima Pilato annuncia l'uomo, ora annuncia il Re. Pilato, costretto dalle circostanze che non ha saputo o voluto superare, accetta il punto di vista dei Giudei: Gesù si è voluto fare re dei Giudei e dovrà essere giudicato secondo questa accusa. Ma è importante notare che Pilato non pronuncia nessuna sentenza; dice solo: "Ecco il vostro re ! ". Non dice mai che è condannato. Nessuno condanna Gesù.

Qui vi è uno dei doppi sensi giovannei: Pilato, pur costretto dalle circostanze, sta inconsapevolmente dicendo la più profonda verità, perchè Gesù è veramente Re.

Tutto finora è servito per sostenere due idee fondamentali: primo che nessuno ha potuto o voluto prendersi la responsabilità di condannare Gesù ; secondo che Gesù, vestito da re per scherzo, è davvero Re.

San Leone Magno in una sua omelia diceva che a partire da questo capitolo avviene non il giudizio di Gesù, ma il giudizio del mondo: è Gesù che giudica il mondo ebraico, giudica Pilato, giudica il mondo intero e in questo momento diventa Re dell'Universo. Attraverso questa solennità di scene Giovanni, per contrasto, evidenzia come tutto quello che nella Passione sembra essere subìto dal Condannato, per ironia diventa la profonda verità e i ruoli in realtà sono completamente capovolti. I Giudei gridano, Pilato parla, ma è Gesù che con il suo silenzio è l'uomo innocente e perfetto che giudica gli altri. Nella storia della Passione c'è un significato recondito che capovolge completamente il significato delle cose.

Vi è poi la scena importante di Gesù sulla croce che affida Sua madre al "discepolo che amava":

GV 19,26-27 "Gesù vide sua madre e accanto a lei il discepolo che amava. Allora disse a sua madre: "Donna, ecco tuo figlio". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre". Da quel momento il discepolo la prese con se."

Gesù dice "donna", in greco gunài (gunai), riprendendo così la parola da Lui già usata durante le Nozze di Cana (GV2,4) quando dice "Donna, che c'è tra te e me ? Non è ancora venuta la mia ora". Allora è questa la Sua ora, l'ora della croce; è questa la risposta di Gesù alla questione sollevata da Maria con "non hanno più vino", che vuol dire: "le capacità salvifiche del giudaismo stanno esaurendosi".

Al "discepolo che Gesù amava", Gesù morente sulla croce affida la madre, per cui la casa di Gesù diventa la sua casa: è la nascita della Chiesa. Maria ora, diventa la madre del discepolo prediletto, di colui che ha creduto, diventando così la madre di tutti i credenti. Da notare poi che Gesù non dice "ecco una madre" ma "ecco tua madre" cioè "la vera ed unica madre di un credente".

GV 19,30 "Allora Gesù disse: "Tutto è compiuto" e inclinata la testa, consegnò lo spirito"

In greco "è compiuto" è detto tetelestài (tetelestai), che letteralmente significa "è condotto a termine". Il tempo greco usato, il perfetto, indica un'azione completa nel passato ma che dura nei suoi effetti fino al presente e tende al futuro. Va inoltre fatto notare che Giovanni per indicare l'adempimento delle Scritture ("tutto è compiuto") usa plerò (plhrow), mentre per indicare l'adempimento dell'opera del Padre usa telèo (telew): quindi bisogna intendere che Gesù vede compiuta e terminata tutta l'opera del Padre.

"Consegnò lo spirito" significa che "consegnò lo spirito al Padre", ma vi è un doppio senso per cui con la morte di Gesù viene consegnato lo Spirito Santo agli uomini.

GV 19,33-35 "Poi si avvicinarono a Gesù e videro che era già morto. Allora non gli spezzarono le gambe ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia, e subito ne usci sangue ed acqua. E chi ha visto è stato testimone e la sua testimonianza è vera."

Il "discepolo che Gesù amava" vede uscire sangue e acqua e comprende che già nella morte di Gesù avviene il dono della comunicazione della vita divina ai credenti, mediante l'acqua ed il sangue, simbolo del Battesimo e dell’Eucarestia. Il discepolo vede uscire sangue e acqua, e così capisce la simbologia della sorgente di acqua viva, l'acqua promessa alla samaritana, l'acqua trasformata in vino. Il discepolo che Gesù ama e colui che capisce, è colui che vede già nella croce l'adempimento della Gloria. La Gloria nella realtà si vedrà con i fatti che seguiranno l'avvenimento della croce, ma il credente vero vede già nella croce la Gloria che si manifesterà come fonte di vita, come nascita della Chiesa. Giovanni, con la narrazione di alcuni episodi accaduti sotto la croce, anticipa la profezia di quello che poi cronologicamente si manifesterà negli anni successivi. Ma chi crede, vede già presente nel momento della croce quello che avverrà con la nascita della Chiesa.