CAPITOLO 1: GIOVANNI BATTISTA E PRIMI DISCEPOLI

Questo capitolo contiene un'ulteriore testimonianza del Battista il quale ribadisce ad una delegazione di sacerdoti e Leviti venuti da Gerusalemme di non essere il Messìa. Questa delegazione rappresenta l'autorità religiosa competente a giudicare in materia di religione e liturgia. Poichè Giovanni Battista battezza masse di gente, i sacerdoti sono interessati a sapere chi lui sia e con quale autorità introduce questo rito di massa.

GV 1,19-20 "Tu chi sei ? Sei il profeta ?" Ed egli confessò: "Io non sono il Cristo"

Molti ebrei al tempo di Gesù aspettavano il profeta degli ultimi tempi, il profeta promesso da Dio stesso agli Ebrei per bocca di Mosè nel Deuteronomio:

DT 18,15-18 "Il Signore, vostro Dio, farà sorgere un profeta come me e sarà uno del vostro popolo, ... Lo avete chiesto al Signore, vostro Dio, quando eravate riuniti ai piedi del monte Oreb: "Non vogliamo più ascoltare la voce del Signore, nostro Dio, nè vedere questo grande fuoco altrimenti moriremo". E il Signore mi rispose: "Hanno ragione a parlare così ! Io manderò ad essi un profeta come te e sarà uno del loro popolo. Gli comunicherò la mia volontà ed egli insegnerà loro quel che io gli avrò ordinato"

La testimonianza del battista continua:

GV 1,26-27 "Uno che viene dopo di me al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali"
GV 1,30-32 "Un uomo che mi è passato avanti perchè era prima di me. Io non lo conoscevo, ma Chi mi ha mandato a battezzare mi disse: "Colui sul quale vedi scendere lo Spirito come colomba dal cielo e rimanere su di lui."

Il termine "colomba" non indica l'aspetto fisico di una colomba, ma si riferisce al modo di discendere che non incute paura, che infonde fiducia ed è bello a vedersi: come il volo di una colomba. Isaia dice:

IS 11,1-2 "Spunterà un nuovo germoglio, nascerà dalla famiglia di Iesse. ... Lo spirito del Signore verrà su di lui: gli darà saggezza ed intelligenza, consiglio e forza. Conoscenza ed amore per il Signore"
IS 61,1 "Dio, il Signore, ha mandato il suo spirito su di me; egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri"

Continua:

GV 1,29 "Il giorno dopo Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui dice: Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo, ecco Colui del quale io dissi."

In questa sezione c'è un particolare su cui si può fermare l'attenzione ed è un titolo che il Battista dà a Gesù: "Agnello di Dio" (1,29). Questo è il primo titolo che viene dato a Gesù. è da notare che gli altri Vangeli non testimoniano questo titolo. L'agnello è il simbolo dell'innocenza e, in mezzo alla gente venuta per farsi battezzare riconoscendosi nel peccato, Gesù indicato come l'innocente per eccellenza. Nell'AT si legge:

IS 53,6-7 "Noi tutti eravamo come pecore smarrite, ognuno seguiva la sua strada. Ma il Signore ha fatto pesare su di lui le colpe di tutti noi. Egli si è lasciato maltrattare, senza opporsi e senza aprir bocca, docile come un agnello condotto al macello"

Dopo la testimonianza del Battista ci sono quei bei racconti della chiamata dei discepoli che costituisce l'inizio dell'attività del Signore.

GV 1,35 "Il giorno dopo, Giovanni stava là con due suoi discepoli, e fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: "Ecco l'Agnello di Dio". Ed i due discepoli seguirono Gesù."

I primi discepoli sono contemporaneamente discepoli del Battista e di Gesù, essi passano dal Battista a Gesù. Ogni discepolo poi ne porta con sè un altro.

GV 1,38 Ma Gesù voltatosi chiese loro: "Cosa cercate ?". Gli dissero: "Rabbì (che significa maestro), dove stai ?". Rispose Gesù: "Venite e vedete". Quelli andarono, videro dove stava e rimasero con lui quel giorno. Era quasi l'ora decima"

Il termine Rabbì significa "mio grande", "maestro". Era il titolo ufficiale dato agli scribi, ai maestri a cui ci si poteva rivolgere per ottenere una risposta competente alle domande. Il "Dove abiti ?" vuol dire "Dove stai, di dove sei, chi sei" (in greco è usato eimì "stare"). Così "Venite e vedete" vuol dire "seguitemi e vedrete". Il "venite e vedete" indica la volontà di Gesù di non dare nessuna informazione ai due: questo giudizio è lasciato alla constatazione personale.

GV 1,40-45 "Uno dei due era Andrea, fratello di Simon Pietro. Andrea per prima cosa va a cercare Simone e gli dice: "Abbiamo trovato il Messìa (che significa Cristo)"e lo condusse da Gesù. E Gesù fissando lo sguardo su di lui gli disse: "Tu sei Simone, ti chiamerai Cefa" (che significa pietra). Il giorno dopo incontra Filippo e gli dice: "Vieni con me". Filippo trovò Natanael e gli disse: "Il Messìa promesso nella Bibbia da Mosè e dai profeti, l'abbiamo trovato: è Gesù di Nazaret, il figlio di Giuseppe".

Il termine "Messìa" proviene dall'aramaico mesîha = "unto del Signore". Il termine "pietra" proviene dall'aramaico kêfâ = "pietra", che indica una pietra fissa, cioè una roccia. Nel Deuteronomio, Dio dice a Mosè:

DT 18,18 "Io manderò ad essi un profeta come te, e sarà uno del loro popolo"

Il primo capitolo si conclude con:

GV 1,51 "In verità in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo ".

L'espressione "in verità in verità" in greco è resa con amèn amèn che è una traslitterazione dall'ebraico "amen"= "certamente", "veramente". Nell'uso del giudaismo in genere è posta alla fine e si riferisce a quanto precede. Nelle parole di Gesù è posto all'inizio e si riferisce a quanto segue conferendogli solennità. Equivale a "Io vi dico" in contrapposizione al "Dice il Signore" usato dai profeti. Il suo insegnamento è impartito con autorità ed autonomia. Questa formula sta ad indicare la rivelazione che il profeta degli ultimi tempi fa in vista dell'ultimo tempo. Non è una frase che serve semplicemente ad avvalorare l'importanza di un certo discorso, ma significa: "Quello che sto per dire lo dico come Annunciatore degli Ultimi tempi e il contenuto serve per affrontare gli Ultimi tempi".

Il "salire e scendere" indica che d'ora in poi vi sarà una relazione ininterrotta fra Gesù e Dio nel corso della sua attività pubblica; tutte le opere di Gesù si compiranno in questo quadro.

L'espressione greca "figlio dell'uomo" traduce due espressioni ebraico-aramaiche diverse fra loro per significato: la prima (bar adam) indica l'uomo in quanto creatura, debole; la seconda (bar nash) indica il principe ereditario e colui che è cittadino libero, non schiavo. Quest'ultima espressione con Daniele passò ad indicare il capo del popolo di Dio, diventando così uno specifico titolo messianico.