CAPITOLO 15: LA VITE ED I TRALCI

In questo capitolo troviamo il simbolismo della vite.

GV 15,1-3" Gesù disse ancora: Io sono la vite vera, e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni altro che porta frutto lo monda di modo che porti maggior frutto. Già mondi voi siete, per la parola che vi ho detto. "

Gesù parla agli apostoli e fa loro questo paragone: Dio è come l'agricoltore, Gesù è come la vite, il popolo di Dio è come i tralci che portano frutto. L'agricoltore è colui che lavora e vuol godere del frutto del suo lavoro. La vite invece è lo strumento che l'agricoltore usa perchè la vigna sia messa in condizione di produrre l'uva e di produrrene in abbondanza.

Il verbo "mondare" è catairei (catairei) che significa "pulire"; quindi Dio è Colui che "pulisce i tralci" cioè elimina ciò che può dar fastidio alla loro crescita; ma a quali tralci ? A tutti ? No, solo a quelli che in Gesù possono portare frutto. Vi è un'azione purificatrice di Dio nei confronti di coloro che "possono portar frutto". E chi ascolta la parola di Gesù è già "pulito", purificato, pronto a portar frutto.

Da notare in greco il suono simile che hanno i verbi "togliere" e "pulire" nella frase : "Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni altro che porta frutto lo monda". "Togliere" è detto airei (airei), "mondare" è detto catairei. Probabilmente per questa paranomasia Giovanni li ha scelti: airei eliminare, catairei purificare (da cui proviene "catarsi").

GV 15,4-5" Convincetevi a rimanere in me e io in voi, proprio come il tralcio non può portare frutto da solo se non rimane nella vite: allo stesso modo neppure voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci, chi rimane in me e io in lui, questi porta frutto abbondante, poichè lontano da me non potete far niente "

"Convincetevi a rimanere" è detto meinate (meinate). Gesù dice agli apostoli: "E' necessario che voi prendiate coscienza che è indispensabile rimanere in me". Col versetto 4 si pone l'accento sui tralci e su chi sono i tralci (gli apostoli) e sulla loro necessità di restare legati alla vite. Col versetto 5 si specifica chi è la vite: Gesù.

GV 15,6" Se uno non rimane in me viene gettato fuori, come i tralci che si seccano e si raccolgono e si gettano nel fuoco "

Sono parole forti. Chi "non rimane" in Gesù, e "rimanere" è detto mene (mene), un presente che indica che ciò è sempre vero e non ammette eccezioni, "viene gettato via", eblate (e-blate), il tempo (aoristo) indica un rigetto definitivo, una volta per sempre.

GV 15,7" Se perseverate a restare in me e pure le mie parole, tutto quello che desiderate chiedetelo e vi verrà dato. "

Il verbo "desiderare" è scritto al presente, indicando così il succedersi dei desideri, l'uno all'altro, come avviene nella vita ordinaria.

GV 15,8-9" In questo viene continuamente glorificato mio Padre: nel vostro portare frutto abbondante, cioè nell'essere miei discepoli. Precisamente come il Padre mi ha amato, così io ho amato voi: approfonditevi sempre più in questo mio amore."

Quindi "portare frutto abbondante" ed "essere miei discepoli" è equivalente. Chi è un discepolo ? Colui che porta frutto abbondante con la sua opera alla causa di Gesù, di Dio. E poi i discepoli prendono coscienza di che natura e dimensione sia l'amore di Gesù per loro: "come il Padre mi ha amato, così io ho amato voi".

E qui Gesù vuol far comprendere tutto il suo sacrificio, la sua vita immolata per la causa del Padre.

GV 15,10-13" Solo se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore proprio come io ho sempre amato e osservo ancora i comandi di mio Padre e perciò rimango nel Suo amore. Queste cose vi ho detto e dico affinchè sia in voi la mia gioia e tale vostra gioia sia completa. Questo poi e' il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno può avere maggiore amore di chi dà la propria vita per i suoi amici "

Qui vi è l'allusione alla morte di Gesù che dona e dedica la sua vita per la salvezza degli uomini.