CONCLUSIONE

La conclusione è data dallo stesso evangelista nell'ultima parte del capitolo 12:

GV 12,37-43 "Ma, sebbene avesse fatto così grandi miracoli davanti a loro, non credevano in lui, affinchè s'adempisse la parola detta dal profeta Isaia: "Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione ? A chi è stato rivelato la forza del Signore ?" Perciò non potevano credere, come aveva pure predetto Isaia: "Dio ha accecato i loro occhi e indurito il loro cuore così coi loro occhi non vedano e con il cuore non intendano e non cambiano vita per essere guariti". Isaia disse tali cose perchè già conosceva la Gloria di Gesù. Era di lui che parlava. Tuttavia molti credettero in lui, anche fra i capi. Ma non lo dichiaravano davanti ai Farisei, per non essere cacciati dalla Sinagoga. Preferivano essere apprezzati dagli uomini che apprezzati da Dio."

Seguono le parole di Gesù:

GV 12,44-49 "Gesù esclamò: "Chi crede in me, in realtà crede in Colui che mi ha mandato. Chi vede me, vede Colui che mi ha mandato. Io sono venuto come Luce nel mondo affinchè chiunque crede in me non resti nelle tenebre. Chi ascolta le mie parole e non le mette in pratica, io non lo condanno, poichè non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo. Chi disprezza me e rifiuta le mie parole ha già chi lo condanna: la parola che ho annunziato, quella lo condannerà nell'ultimo giorno. Perchè io non ho parlato di mia iniziativa, ma, il Padre che mi ha mandato, mi ha prescritto quello che devo dire. Io so che il suo comandamento è vita eterna. Ciò che dico, dunque, lo dico come il Padre lo ha detto a me."

C'è perfetta identità tra Gesù e il Padre. La parola di Gesù è talmente luminosa e chiarificatrice, essendo rivelazione del Padre, che se uno non crede a queste parole vuol dire che è così lontano dalla comunione con Dio che non c'è bisogno di un atto di condanna: è la stessa logica delle cose, la stessa parola di salvezza che Gesù pronuncia che, non venendo accettata, mostra che colui che la rifiuta è lontano ed estraneo da Dio. Non è tanto predestinazione alla condanna, ma è un avvertimento ai lettori del Vangelo: se non si è attratti dalla parola di Gesù non si deve dare la colpa a Gesù, perchè la sua parola è Luce; bisogna piuttosto interrogarsi perchè si continua ad essere nelle tenebre nonostante sia venuta la Luce. Chi non sente di accogliere Gesù non è in pace con Dio. E per accogliere Gesù occorre vedere la Gloria nella carne, occorre scorgere la Gloria di Dio nella storia della Passione.

è questa la forte attestazione della comunità giovannea alle contestazioni che venivano dalla gente di allora. Essa racconta loro storie d'incredulità, di segni e di prodigi per convincerla che in questa povertà e umiltà è possibile vedere la Gloria. Ma se non la si vuol vedere, se non si accetta la presenza della Gloria in Cristo, se non si accetta Gesù, non si accusi nessuno perchè vuol dire che si completamente estranei a Dio e si vuol essere nelle tenebre. E questo, più che come affermazione dogmatica, viene detto come provocazione alla conversione; allora il Determinismo giovanneo, secondo cui alcuni sono votati alla condanna, deve leggersi come provocazione alla conversione: solo se riconosceremo di essere ciechi verremo illuminati.

IS 53,6-7 "Noi tutti eravamo come pecore smarrite, ognuno seguiva la sua strada. Ma il Signore ha fatto pesare su di lui le colpe di tutti noi. Egli si è lasciato maltrattare, senza opporsi e senza aprir bocca, docile come un agnello condotto al macello."