CAPITOLO 13: L'ULTIMA CENA

Giovanni inizia il capitolo con:

GV 13,3 "Gesù sapeva di aver ricevuto dal Padre ogni potere; sapeva pure che era venuto da Dio e che a Dio tornava"

In greco è scritto letteralmente "sapendo che ogni cosa il Padre gli aveva dato nelle mani"; l'espressione semitica "ricevere nelle mani" esprime una potenza sovrumana che non è limitata dalle leggi della natura: c'è da vedere in queste parole un'allusione a quella potenza sovrumana che è la sola in grado di produrre l'Eucarestia. Segue il segno della lavanda dei piedi che Gesù compie durante la cena pasquale. Questo gesto non è estraneo o inconsueto nella tradizione ebraica, ma fonti riportano che era un gesto solitamente fatto prima del pasto (non durante o dopo).

L'evangelista insinua la differenza fra le due parti dell'ultima cena: la parte tradizionale in cui si mangiava l'agnello, e la parte nuova che Gesù istituisce ora. L'evangelista suppone che sia già noto dai sinottici la parte nuova (l'istituzione dell'Eucarestia) e ricorda solo il rito speciale che la precede: l'umiliazione di Gesù che lava i piedi ai discepoli, rito che precede degnamente l'umiliazione di Gesù nell'Eucarestia.

GV 13,2-5 "All'ora della cena ...[ Gesù ] ...si alzò da tavola, si tolse la veste e si legò un asciugamano intorno ai fianchi; versò l'acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli"

"Si alzò" è scritto egheiretài (egeiretai) che sta ad indicare che Gesù era già seduto a mensa per la cena pasquale. Sarebbe infatti illogico che si mettesse a tavola (all'inizio della cena) e poi si alzasse, come se avesse cambiato idea. Invece significa che, dopo aver celebrato la Pasqua secondo il rito ebraico, si alza da tavola ed inizia il nuovo rito con la lavanda dei piedi. I discepoli stavano sdraiati sui lettini appositi, poggiando sul fianco sinistro e servendosi dal piatto comune con la mano destra. In questo modo i piedi sporgevano dal lettino.

GV 13,6-8 "Quando arrivò il suo turno Simon Pietro gli disse: "Signore, tu vuoi lavare i piedi a me ?"Gesù rispose: "Ora tu non capisci quello che io faccio, lo capirai dopo". Pietro replicò: "No, tu non mi laverai mai i piedi ! "Gesù ribattè: "Se non ti lavo, non avrai parte con me"

La frase "aver parte con qualcuno" significa "condividere la sua sorte"; le parole di Gesù lasciano intravedere un'intimità superiore a quella che Pietro ha sperimentato finora. Gesù esprime l'unione con Lui in cielo.

In greco la parola "parte" è detto meròs (meros) che traduce il termine ebraico con cui si indica l'eredità di Israele, che è dono di Dio. Giovanni usa questo termine anche nell'Apocalisse per indicare la ricompensa eterna. Quindi la frase può alludere a "non avrai quella ricompensa eterna che si riceve condividendo la mia sorte".

GV 13,9 "Simon Pietro gli disse: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e la testa"

La reazione eccessiva rivela sia l'indole impetuosa di Pietro sia l'attaccamento a Gesù ed il timore di essere separato da Lui. Pietro non ha capito che l'atto di Gesù era una dimostrazione del valore che il servizio ha nella Sua dottrina per adempiere il quale Egli si è abbassato al rango di servo. Lavare le mani e la testa è completamente fuori questione perchè il punto non è quello di lavarsi ma di "servire". La risposta che Gesù dà a Pietro riconduce l'attenzione dell'apostolo su questa linea di riflessioni.

GV 13,10 "Rispose Gesù: "Chi è già lavato non ha bisogno se non di lavarsi altro che i piedi, perchè è pulito. Anche voi siete puliti, ma non tutti".

Per comprendere meglio la frase occorre dire che i bagni orientali avevano di solito il pavimento in terra battuta, non in pietra; chi vi camminava dopo il bagno aveva bisogno, all'uscita, di risciacquarsi i piedi. In greco "pulito" è detto kataròs (kaqaros) che significa anche "puro"; è uno dei doppi sensi giovannei. Il "ma non tutti" si riferisce a Giuda, che sta per tradirlo.

GV 13,18-19 "Colui che mangia il mio pane ha levato contro di me il calcagno. Ve lo dico ora, prima che accada, così quando accadrà voi crederete che Io Sono".

"Levare il calcagno" richiama l'immagine classica di ingratitudine propria del mondo agricolo: il contadino ama e nutre il suo asino, e non si aspetta che gli tiri un calcio, che "levi contro di lui il calcagno", senza alcun motivo.

Gesù tiene a dire agli apostoli che Lui già sa, prima che accada, che qualcuno lo tradirà, e chi è costui. Gli apostoli infatti pur credendo in Lui, con il tradimento riceveranno un duro colpo e dovranno fare un nuovo atto di fede in Gesù. Pur scossi dal tradimento non dovranno pensare che Gesù ignorasse il progetto di Giuda, anzi che Egli lo conoscesse e lo avesse predetto e accettato.

GV 13,23-24 "Uno dei discepoli, quello prediletto, era vicino a Gesù a tavola. Simon Pietro gli fece un cenno, come per dire: "Chiedigli di chi sta parlando ! "

Giovanni è l'apostolo più vicino a Gesù, non solo in quel momento, e non solo fisicamente.

GV 13,25-26 "Il discepolo si voltò verso Gesù e appoggiandosi sul suo petto gli domandò: "Chi è, Signore ?"Gesù rispose: "E colui al quale darò un pezzo di pane intinto". Poi, prese un boccone di pane, lo intinse, e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota"

I discepoli chiedono il nome di chi tradirà Gesù: soddisfare questa richiesta suonerebbe inevitabilmente come un'accusa. Gesù invece risponde con un gesto che, nella consuetudine, era inteso come un gesto di amicizia. In questo modo il discepolo viene a conoscere il traditore, ma capisce pure che non vi è opposizione o rancore da parte di Gesù. Si sottolinea poi la provenienza di Giuda, l'unico a non essere della Galilea.

GV 13,27 "Appena Giuda ebbe preso quel pezzo di pane, Satana entrò in lui. Allora Gesù gli disse: "Quello che devi fare, fallo presto."

La mancanza di reazione, con parole o fatti, da parte di Giuda al gesto fatto da Gesù, tradisce in lui una indifferenza non umana. Gesù con questo gesto lo sta mostrando come colpevole ad uno dei discepoli: automaticamente lo sta escludendo dalla sua compagnia. Da questo momento Satana può prendere possesso di tutto Giuda, non solo della sua mente.

Vi è, poi, la frase cardine di tutto l'insegnamento cristiano:

GV 13,34-35 "Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri."

Perchè si dice "vi do un comandamento nuovo" ?

Il comandamento è nuovo perchè stabilisce per l'uomo un modo nuovo di guardare all'altro uomo: con la stessa visuale di Gesù, Uomo-Dio, Gloria nella carne, quindi con gli stessi sentimenti. Infatti in "come io ho amato voi" la parola "come" non indica una semplice imitazione, ma un modo di guardare la realtà che corrisponde esattamente a quello di Gesù.