CAPITOLO 4: LA SAMARITANA

Nell'incontro di Gesù con la samaritana l'evangelista presenta inizialmente Gesù come colui che ha sete e chiede da bere, ma che poi capovolge la situazione ed offre l'acqua alla samaritana, facendole comprendere che Lui può darle l'Acqua viva, l'acqua che dà la vita eterna. Il senso profondo sia di questo episodio che di quello con Nicodemo è che le parole di Gesù non apportano solo un semplice miglioramento al sistema giudaico, ma sono qualcosa di più sconvolgente. Il mondo samaritano è l'antitesi di quello giudaico ma non impedisce alla samaritana di credere pur non avendo la cultura religiosa di Nicodemo.

Per un giudeo allora è possibile credere ? E quali sono le condizioni in cui un giudeo deve immettersi per poter credere ? Giovanni nel Prologo dice che ci sono alcuni Giudei che hanno "visto e creduto", ma è il giudaismo che deve rinascere. Sono i singoli che arrivano alla fede, non è l'ambiente ad essere determinante ai fini della fede. Anzi l'ambiente può diventare un ostacolo, come lo è stato quello giudaico per Nicodemo.

GV 4,5-6 "[Gesù ] giunse, dunque, ad una città della Samaria, detta Sicar, vicino al podere che Giacobbe diede a suo figlio Giuseppe, C'era qui il pozzo di Giacobbe. Gesù stanco per il viaggio, si era seduto sull'orlo del pozzo. Era circa l'ora sesta"

"L'ora sesta", mezzogiorno, serve a ricordare al lettore un'altra "ora sesta" quando Gesù morente, darà un'altra "acqua", quella che scaturirà dal suo Spirito.

GV 4,7-9 "Venne ad attingere acqua una donna di Samaria e Gesù le disse: "Dammi da bere". I suoi discepoli erano andati in città a comprare cibo. Ma la Samaritana gli rispose: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me che sono Samaritana ?". I Giudei infatti, non vanno d'accordo con i Samaritani"

Nell'incontro con la samaritana Gesù in realtà non vuole dissetarsi ma intende offrire "acqua"; deve però in qualche modo iniziare il dialogo e lo fa chiedendo da bere. Alla richiesta di Gesù la donna si meraviglia: evidentemente non era usuale il fatto che un giudeo comunicasse con una samaritana.

GV 4,10 "Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi ti dice: "Dammi da bere", tu stessa ne avresti chiesto a lui, e ti avrebbe dato dell'acqua viva".

Gesù intende dire che, se la samaritana si rendesse conto della fortuna che ha avuto nell'incontrare lui, se conoscesse chi è colui che le chiede da bere, il Cristo, il dono che Dio ha inviato agli uomini, sarebbe lei a chiedergli l'acqua "viva", l'acqua della vita. In Geremia l'acqua è simbolo della vita:

GER 2,13 "Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua fresca e viva, e ha preferito scavarsi cisterne screpolate, incapaci di contenere acqua"
GER 17,13 "Signore, tu sei la speranza di Israele. Chi ti abbandona è destinato al fallimento, ..., perchè abbandona te, il Signore, la sorgente di acqua fresca e viva".

Quindi già nell'AT il Signore è simboleggiato come la sorgente di acqua fresca e viva. Gesù, attribuendo a Sè la capacità di poter fornire "acqua fresca e viva", assimila Se stesso a Dio.

L'acqua, nell'AT, era anche simbolo di sapienza: in Baruc si legge

BAR 3,12 "Tu [Israele] hai abbandonato la sorgente della sapienza"

e nel Siracide:

SIR 15,1-3 "Se uno teme il Signore si comporta come si deve, chi ama la legge raggiungerà la sapienza: essa gli verrà incontro come una madre, ... , per cibo gli darà il pane dell'intelligenza e per bevanda l'acqua che dona saggezza".
GV 4,11 "Rispose la donna: "Signore, non hai nemmeno un recipiente ed il pozzo è profondo. Da dove puoi far venire quest'acqua viva ? "

La donna equivoca pensando ad un'origine materiale dell'acqua.

GV 4,13-14 "Chi beve di quest'acqua tornerà ad avere sete; chi invece berrà l'acqua che gli darò io, non avrà più sete in eterno"; anzi l'acqua che gli darò diventerà in lui una sorgente che continuerà a zampillare fino alla vita eterna"

"Zampillare" dà l'immagine del "salire e scendere" dell'acqua, senza interruzioni; e chi sale e scende è lo Spirito di Dio.

"Vita eterna" detto in ebraico significa "vita lunghissima", "per sempre".

GV 4,15 "Signore, dammi di quest'acqua, affinchè non abbia più sete e non debba venire fin qua ad attingere"

è evidente che la donna continua ad ignorare chi sia veramente Gesù. Poi però c'è la grande svolta:

GV 4,16-18 "Gesù disse alla donna: "Va chiamare tuo marito e ritorna qui". "Non ho marito", gli rispose la donna. E Gesù: "Hai detto bene: "non ho marito", perchè ne hai avuti cinque, e quello che hai ora non è tuo marito: in questo hai detto la verità "

Poichè la donna non ha capito chi ha di fronte, Gesù le dà un segno svelandole la sua situazione matrimoniale.

GV 4,19 "Gli dice la donna: "Signore, vedo che sei profeta "

Comincia la scoperta della identità di Gesù

GV 4,20 "I nostri padri adorarono Dio su questo monte, ma voi dite che il luogo dove bisogna adorare è in Gerusalemme".

In questi versetti si coglie l'atteggiamento della donna di sfuggire alla presa spirituale di Gesù, ponendo una questione tipicamente religiosa e fondamentale per i samaritani, il rituale. Questo atteggiamento è molto comune anche oggi: quando una persona incontra Gesù, non è subito disposta alla fede, e tenta di sfuggire alla presa rifugiandosi nel rituale. Comunque si è passati dal piano materiale a quello spirituale.

GV 4,21 "Gesù le rispose: "Credimi, donna; è venuto il tempo in cui nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il Padre."

Gesù tralascia la questione puntigliosa ed invita la donna a prendere coscienza del clima nuovo nel quale anch'essa è chiamata a vivere. Gesù la chiama "donna", che indica stima e rispetto. è dà notare anche "l'adorerete": usando la seconda plurale anzichè la prima, Gesù si pone come maestro che istruisce con autorità al di sopra di chi lo ascolta. Inoltre Gesù dice adorerete "o patri" (o patri), il padre, non dice "o teo" (o qew), Dio. Fa così un'ulteriore rivelazione alla samaritana.

Il passo che segue è uno dei punti di più chiara approvazione da parte di Gesù della verità giudaica.

GV 4,22 "Voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perchè la salvezza viene dai Giudei."

Ma poi si legge:

GV 4,23 "Ma viene il tempo, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Perchè il Padre così vuole i suoi adoratori ".

I "veri adoratori" sono contrapposti ai "falsi adoratori". "In spirito" è da intendere non in spirito soprannaturale, ma umano. Lo spirito dell'uomo è la parte che più assomiglia a Dio, e quindi quella che Gli è più gradita nelle sue manifestazioni. Però questo spirito raggiunge il massimo di perfezione aderendo alla "verità": quindi il culto di Dio deve provenire da un animo umano che ha una sincera disposizione verso la "verità".

GV 4,24 "Dio è spirito, e perciò i suoi adoratori devono adorarlo in spirito e verità"

"Dio è spirito" non è una definizione di Dio, ma del modo con cui Egli agisce verso gli uomini: si fa conoscere ed amare dalla mente e dallo spirito dell'uomo. Qui si vuol ridimensionare la tradizione dell'AT, perchè con Gesù nasce qualcosa di nuovo.

GV 4,25 "Gli disse la donna: "So bene che deve venire il Messìa (detto il Cristo), quando egli verrà ci spiegherà ogni cosa ".

La donna allude al profeta promesso da Dio a Mosè: colui che "verrà inviato da Dio e spiegherà ogni cosa che Lui gli dirà".

GV 4,26 "Rispose Gesù: "Io che ti parlo, sono quello ! "

E qui c'è il compirsi delle Scritture: Gesù afferma di essere il profeta promesso da Dio.

In greco letteralmente è scritto: "Io sono, chi ti parla ! ". Notare la formula "Io sono", ego eimì (egw eimi).

GV 4,28 " La donna corse in città a dire alla gente: "Venite, vedete, un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto: che sia proprio il Messìa ? "

La donna adesso ha capito e si rende conto che le cose che ha sentito potevano essere dette soltanto dal Messìa. La donna riconosce che Gesù è un uomo straordinario, ma qui arriva ad ipotizzare che sia il profeta promesso da Dio, il Messìa.

GV 4,39-42 "Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che attestava: "M'ha svelato tutto quello che ho fatto". Andati dunque da lui, quei Samaritani lo pregavano di rimanere con loro. Egli vi si trattenne due giorni. E molti di più credettero in virtù della sua parola. Quanto alla donna le dicevano: "Non è più sulla tua parola che noi crediamo, ma perchè noi stessi abbiamo udito e conosciuto che egli è veramente il Salvatore del mondo"

Ciò che è accaduto alla samaritana accade anche ad altra gente.

Da questo passo sicuramente si coglie che la fragilità e l'ambiguità del passato non precludono all'accoglienza della fede. La samaritana, nonostante sia una donna infedele e viva in un mondo religioso instabile, viene condotta a Cristo.